Già nell'estate del 1943, durante le trattative che precedettero la firma dell’Armistizio, una delle principali preoccupazioni dei vertici militari fu quella di dimostrare agli Alleati il cambio di rotta in termini di indirizzo politico delle Forze Armate e della classe dirigente della nuova Italia. Bisognava, cioè, mostrare che era stato il Fascismo e non il Paese ad essere stato sconfitto e che era ancora vivo il desiderio di combattere e di farlo dalla parte “giusta”. Per questo motivo fin dalla battaglia di Cassino entrarono in linea nuove Unità del Regio Esercito, equipaggiate con materiali Alleati, che presero il nome di Gruppi di Combattimento e grazie al sacrificio di quegli uomini iniziò il riscatto dell'Italia. Analoga opera la compirono i partigiani nell'Italia ancora occupata dai nazisti. Non deve meravigliare, quindi, se subito dopo lo sbarco a Salerno il Governo Badoglio iniziò una laboriosa opera di “bonifica” dell’apparato statale allo scopo di guadagnarsi la credibilità, la simpatia e l’appoggio degli ex nemici anglo-americani.

In questa pagina si presenta un documento del 4 febbraio 1944, a firma del Generale Badoglio e indirizzato a tutti i Ministri e i Sottosegretari del suo Governo a Salerno, conservato nell'Archivio Centrale dello Stato nel fondo della Presidenza del Consiglio dei Ministri per gli anni 1944-'47

icon Prescrizioni di Badoglio sui simboli fascisti

 

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