Sfogliando l’ultima Agenda realizzata nel 2019 dal compianto Giuseppe Rispoli, il cui tema era le arti e i mestieri degli angresi, non ho rinvenuto alcuna notizia su quella che era una delle professioni particolarmente in auge fino all’avvento della plastica e dei contenitori di alluminio, per lo stoccaggio dei liquidi e delle sostanze cremose alimentari; mi riferisco a quella dei mastri bottai!

Antonio D’Apuzzoe il Signor Pietro Staiano sono stati due degli ultimi “mastri” a praticare questo mestiere ad Angri, che oggi sopravvive solo in talune aree di produzione del vino

Fino alla fine degli anni Sessanta e nei primissimi anni Settanta del secolo scorso, per le lavorazioni conserviere si impiegavano le botti; il bottaio era una figura insostituibile perché era addetto alla chiusura e all’apertura delle botti che contenevano la conserva, le marmellate o i prodotti in salamoia; queste erano lavorazioni che avevano tempi diversi di trattamento rispetto ai pelati. Era importante, quindi, mantenere efficienti questi recipienti perché dovevano essere sempre “a tenuta”, non dovevano disperdere il loro contenuto e dovevano assicurarne la necessaria igiene

Il lavoro era particolarmente impegnativo perché, intervenendo continuamente sulle botti, si verificavano spesso dei danni ed era necessario sostituire doghe, tompagni, cerchi di ferro e chiodini di tenuta. E soprattutto il legno andava preventivamente trattato, piegato a formare la doga e adattato alla botte di cui doveva andare a far parte. Per assicurare la tenuta delle doghe fra loro era necessario stringere i cerchi di ferro, utilizzando una mazzuola e un utensile speciale, e girare intorno alla botte per fargli assumere la “faccia” della botte e assicurare la tenuta interna. In taluni casi la tenuta veniva assicurata con l’inserimento fra le doghe di inserti di origine vegetale

Ma con l’avvento dei fusti di plastica e, successivamente, di quelli di alluminio, pian piano i bottai non vennero più assunti dalle industrie conserviere; mentre prima avevano lavoro per tutto l’anno, poco per volta vennero assunti come stagionali, ma ben presto furono costretti a riconvertisti in altri mestieri

A ricordo di questa arte, si presentano le foto di alcuni attrezzi che oggi ormai quasi nessuno sarebbe più in grado di utilizzare

 

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In altra pagina del sito si riporta un articolo sull'argomento pubblicato sul mensile ANGRI'80

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